Guida per le tesi
In cosa consiste l’attività di tesi?
Ricerche bibliografiche
Una attività di ricerca è sempre basata sulla conoscenza dello “stato dell’arte”, ovvero delle attività similari svolte da altri ricercatori nel resto del mondo. Allora il primo passaggio, indispensabile, consiste nello svolgere una accurata indagine sulla letteratura scientifica (che è composta di libri e giornali). Con riferimento alle attività proposte in questo sito, è già disponibile una gran mole di materiale, in formato cartaceo e/o elettronico, che va integrato mediante investigazioni aggiornate e del quale occorre condurre una approfondita disamina. Per i laureandi di primo livello una analisi del genere può costituire, da sola, il lavoro di tesi. Per i laureandi di secondo livello e per i dottorandi si tratta invece di una parte preliminare al lavoro completo. In questa fase il contributo dello staff del gruppo consiste nel far conoscere i siti di ricerca più efficienti, nel mostrare il materiale già a disposizione e nell’aiutare a “leggere” per le prime volte gli articoli scientifici.
Sperimentazione
L’eventuale attività sperimentale si svolge nei laboratori del gruppo sempre sotto la supervisione dello staff del gruppo. Questo vuol dire che sarà cura dello staff rendere il laureando confidente con le apparecchiature, poi sarà definito il piano di attività sperimentale e infine il laureando condurrà gli esperimenti: solo se necessario lo staff partecipa direttamente alle sperimentazioni. Nel caso dei dottorandi ci si aspetta un contributo di innovazione nella messa a punto delle procedure e/o nella realizzazione di apparecchiature innovative.
Modellazione (soprattutto per gli allievi ingegneri)
L’ingegnere chimico, a tutti i livelli, è abituato alle descrizioni matematiche dei fenomeni e dei processi che studia. L’approccio ingegneristico è infatti descrivibile dal motto: “vedo – capisco – descrivo – predico”, cioè osservo (vedo) ed interpreto (capisco) la realtà, poi la riduco ad un modello semplificato (descrivo) che mi consente di conoscere il comportamento del sistema in esame anche in condizioni mai realizzate prima (predico). Gli strumenti a disposizione sono quelli ben noti agli allievi ingegneri chimici (bilanci – relazioni di equilibrio – equazioni di trasferimento). In un lavoro di tesi le evidenze sperimentali, osservate direttamente o ricavate dalla letteratura, sono adottate come base per proporre e validare un modello matematico. Cioè si perviene alla scrittura e alla risoluzione di un opportuno set di equazioni che è in grado almeno di prevedere i dati sperimentali osservati, ovvero di prevedere il comportamento del sistema in altre condizioni. Per un laureando di primo livello questa attività può consistere nell’analisi di un singolo caso, basato su dati di letteratura, con la scrittura o l’utilizzo di un codice di calcolo. Un laureando di secondo livello provvede a descrivere i dati sperimentali prodotti durante la propria attività sperimentale, mediante modelli convenzionali e consolidati, mentre da un dottorando ci si aspetta anche la proposta di modellazioni innovative. In questa fase lo staff collabora alla selezione e alla scrittura delle equazioni di modello, e introduce il laureando/dottorando all’uso di opportuni software di calcolo (correntemente usiamo MATLAB, MathCAD, COMSOL).
Redazione dei documenti finali
(a) Tesi di laurea e di dottorato
Certo, il risultato principale del lavoro di tesi è un volume altrimenti noto come tesi di laurea. Come si scrive una tesi di laurea? Qualche tempo fa uno dei nostri massimi intellettuali si è interessato del problema (ECO Umberto Come si fa una tesi di laurea. 7. Ed. Milano: Bompiani, 1990) ma purtroppo per noi il suo libro è scritto con in mente un laureando in materie umanistiche. E noi che ci occupiamo di materie scientifiche? Occorre preparare un documento chiaro, comprensibile e non inutilmente lungo, che riporti:
- Qualche pagina in cui sia riassunto il lavoro fatto (Riassunto).
- Lo stato dell’arte dell’argomento investigato (Introduzione).
- Il resoconto delle eventuali attività sperimentali, con i materiali ed i metodi adoperati (Parte sperimentale).
- Il resoconto delle eventuali attività modellistiche, con il set di equazioni proposto ed i metodi risolutivi adoperati (Modellazione).
- Il documento deve poi contenere una sezione in cui vengono riassunti i risultati ottenuti, brevemente discussi (Risultati e discussione).
- Infine sono essenziali al più un paio di pagine di conclusioni, in cui sono sintetizzati i principali risultati ottenuti (Conclusioni).
È indispensabile che il documento sia corredato di una Bibliografia (tutte e sole le fonti consultate, citate secondo le regole internazionali che le rendono accessibili a tutti i lettori del testo). Se la tesi ha un forte contenuto modellistico, è di aiuto una sezione di Notazione, in cui sono riassunte in forma tabellare tutte le variabili adoperate, il loro significato (in breve) e le unità di misura adoperate. Se ci sono molte tabelle e figure, può essere di aiuto un Indice delle Tabelle e un Indice delle Figure. Infine la tesi non può non contenere il Sommario, o Tavola dei contenuti, quella cosa che in Italia è spesso chiamata erroneamente indice, cioè l’elenco di tutti i titoli di capitolo e di paragrafo, riportati con il numero di pagina dove iniziano. È raro vedere un documento del genere che rechi anche l’Indice Analitico, cioè una sezione dove sono elencate le parole più significative usate nel testo, insieme alle pagine in cui sono scritte: è chiaro che tale sezione sarebbe utilissima, ma che è molto onerosa da generare.
Il testo sarà scritto con un word-processor (un software di elaborazione di testi). Il più diffuso è il Word di Office della Microsoft, ed è anche quello che usiamo noi, e del quale possiamo spiegare facilmente i fondamentali. Se il documento è ben impostato dall’inizio, usando Word la generazione delle sezioni di ausilio (Sommario, Indici) alla fine è quasi automatica. Le impostazioni tipografiche vanno scelte con una certa cura, perché “anche l’occhio vuole la sua parte” e perché è più facile leggere un documento impostato e stampato con cura (se poi è anche scritto bene, è meglio). Sul sito sono disponibili un certo numero di tesi sviluppate (a vari livelli), che possono funzionare da esempio, ed è disponibile anche un “modello” di documento, cioè un documento da riempire con le proprie elaborazione per ottenere la tesi finale.
(b) Presentazioni
Vogliamo infine presentare i risultati del nostro lavoro, evitando possibilmente che accada ai nostri ascoltatori lo stesso che accade a Dilbert (quello con la cravatta all’insù) e a Wally (il suo collega calvo) nella striscia seguente (dove noi siamo il presentatore…)
Con lo scopo di evitare una situazione del genere, i risultati del proprio lavoro di ricerca vanno sintetizzati in una presentazione da tenere per un pubblico specializzato. Praticamente oggi tutte le presentazioni si preparano utilizzando il programma PowerPoint della Microsoft (non sono vietati altri software, ma il loro uso è molto insolito: allora sul PC che dovrà essere usato per la presentazione quasi sicuramente ci sarà PowerPoint, e quasi sicuramente non ci sarà il software simile che abbiamo usato noi anarchici…, che siamo dunque costretti ad adeguarci al regime imperante). Lo staff del gruppo sarà d’aiuto per comunicare qualche fondamentale sull’uso di PowerPoint, come pure qualche consiglio sulla organizzazione e sulla efficacia di una presentazione. I laureandi di secondo livello devono presentare i propri risultati per ottenere la laurea, i dottorandi devono presentare (1) come hanno inquadrato il problema dopo sei mesi dall’inizio delle attività (verso giugno – luglio), (2) i risultati della propria attività ogni anno (verso fine ottobre – inizio novembre) per essere ammessi all’anno successivo, e infine (3) i risultati complessivi in sede di esame finale. Si sta finalmente diffondendo la pratica, almeno per i dottorandi, di preparare le presentazioni in inglese, dato che è la lingua ufficiale della comunità scientifica.
(c) Convegni e pubblicazioni
Infine, per i dottorati e a volte per le lauree di secondo livello, i risultati migliori si presentano al resto della comunità scientifica mondiale durante appositi congressi (ecco perché le presentazioni si preparano in inglese!). Un’altra forma utile per presentare i risultati ai congressi è il poster (di dimensioni variabili ma sempre intorno al DIN A0 (840 x 1188 mm, cioè come 16 fogli DIN A4 (210 x 297 mm) disposti 4 x 4). Un poster deve essere di impatto, richiamare l’attenzione e dare un certo numero di informazioni: realizzare un buon poster non è semplice (potremmo dire che è quasi un’arte?), ma anche in questo lo staff del gruppo è di aiuto.